FAQ
Quanto costa una seduta di psicoterapia?
Il costo delle sedute è formulato in relazione a un tariffario scelto dal professionista ed è predefinito tenendo conto della tipologia di prestazione effettuata. Il compenso viene espressamente specificato nel contratto terapeutico che il professionista esporrà già al primo colloquio.
Con l’attuazione delle nuove norme fiscali, le spese sostenute per le prestazioni rese da psicologi e psicoterapeuti per finalità terapeutiche, in quanto spese sanitarie, hanno una detrazione d’imposta del 19% superando la franchigia di 129,11 euro. La detrazione spetta a condizione che il pagamento sia effettuato con modalità tracciabile, ovvero con bonifico bancario o postale, o con altri sistemi di pagamento previsti dal decreto legislativo n. 241/1997 (carte di credito, bancomat, assegno). Il pagamento in contati è comunque possibile e dà diritto alla relativa fattura fiscale, ma non permette di accedere alla deducibilità della spesa.
Quanto dura un percorso di psicoterapia?
In media una psicoterapia cognitivo-comportamentale dura dai quattro ai dodici mesi, ma in alcuni casi la durata può estendersi ad alcuni anni. Non è possibile stabilire a priori la durata di una terapia. Ad influire sui tempi della terapia sono vari fattori, tra cui il tipo di problema, la gravità del sintomo, la durata del disturbo dalla sua insorgenza, la motivazione del paziente.
Come si svolge il primo colloquio psicologico?
Il primo colloquio è un incontro conoscitivo e di inquadramento del problema riportato dal paziente.
Durante il primo colloquio viene approfondita la richiesta di aiuto del paziente, analizzando i motivi che spingono quest’ultimo ad iniziare un percorso di psicoterapia ed esaminando il problema e le sue implicazioni nella vita del paziente. In questo primo incontro viene lasciato ampio spazio al paziente per esprimere il suo vissuto personale rispetto al problema che lo affligge, mentre il terapeuta ascolta in modo attivo e comincia ad approfondire gradualmente il problema riportato attraverso domande dirette che hanno lo scopo di indagare gli aspetti cognitivi e comportamentali che lo mantengono.
Durante il primo colloquio, inoltre, il terapeuta si riserva del tempo per fornire al paziente alcune informazioni riguardanti la terapia, come lo svolgimento dei successivi colloqui, la frequenza degli incontri, la riservatezza dei dati, i costi della singola seduta e le regole per il buon funzionamento della terapia.
Come si svolge un percorso di psicoterapia?
Il primo colloquio è un incontro conoscitivo e di inquadramento del problema riportato dal paziente. Durante il primo colloquio viene approfondita la richiesta di aiuto del paziente, analizzando i motivi che spingono quest’ultimo ad iniziare un percorso di psicoterapia ed esaminando il problema e le sue implicazioni nella vita del paziente. Il terapeuta valuta quindi la possibile presa in carico del paziente sulla base delle caratteristiche del problema riportato e della congruenza rispetto alle proprie competenze e risorse. In alcuni casi, quando il disturbo presenta una componente organica prevalente o quando i sintomi presentati limitano notevolmente la qualità della vita del paziente o l’efficacia della psicoterapia, il terapeuta può orientare il paziente verso differenti figure professionali (come medici, psichiatri, dietisti) per una consulenza specifica del caso e un’eventuale presa in carico. La presa in carico medica non esclude la possibilità di intraprendere il percorso di psicoterapia. Nel caso in cui il terapeuta valuti positivamente la presa in carico del paziente, viene sottoscritto il contratto terapeutico e fissato il successivo appuntamento.
I seguenti incontri sono finalizzati ad analizzare in modo più approfondito il problema. Durante questi incontri, che rientrano nella fase di anamnesi, ovvero di raccolta di informazioni, vengono analizzati i vari aspetti cognitivi e comportamenti legati al problema, indispensabili per individuare i fattori che lo hanno predisposto, quelli che ne hanno causato l’esordio e quelli che lo mantengono. A tal fine è rilevante esaminare la storia di vita del paziente e gli eventi significativi responsabili della sofferenza attuale.
Alla fine della fase di anamnesi viene condivisa la formulazione del caso, ovvero il modello che spiega la disfunzione emotiva del paziente, il razionale del cambiamento comportamentale e gli interventi terapeutici.
Da quel momento inizia la fase del trattamento, ovvero la fase della terapia in cui si lavora per attuare un cambiamento nel paziente, aiutandolo ad acquisire strumenti e strategie per modificare pensieri e comportamenti disfunzionali, in funzione del raggiungimento del benessere e di una migliore qualità di vita.
In corrispondenza di una migliore gestione del problema e di una minore percezione di sofferenza da parte del paziente, gli incontri vengono gradualmente distanziati nel tempo, fino ad arrivare alla conclusione del percorso, a cui faranno seguito alcuni incontri di follow up a distanza di alcuni mesi per valutare la stabilità dei risultati raggiunti.
Quando è il momento di concludere un percorso psicologico?
All’inizio della terapia è importante porsi degli obiettivi da raggiungere. Lo scopo di fissare degli obiettivi è quello di delineare il percorso da seguire per arrivare ad una meta che, una volta raggiunta, procurerà benessere nel paziente. Perciò, idealmente la terapia dovrebbe concludersi nel momento in cui gli obiettivi prefissati sono stati raggiunti e il paziente riferisce un miglioramento del sintomo/problema tale da permettergli di vivere una vita gratificante e degna di essere vissuta. Arrivati a questo punto della terapia, viene concordato un ultimo incontro in cui paziente e terapeuta ripercorrono il lavoro svolto e i risultati raggiunti.
Tuttavia la terapia può concludersi in qualsiasi momento il paziente lo ritenga opportuno, nonostante non siano ancora stati raggiunti gli obiettivi prefissati. È importante che l'idea di interrompere la terapia venga vissuta ed espressa serenamente, senza timori alcuni, in quanto si ha il pieno diritto di esporre la propria opinione. Inoltre il dialogo con il terapeuta potrebbe stimolare considerazioni preziose rispetto alla decisione presa.
Quando è possibile svolgere la psicoterapia online?
La psicoterapia online è una valida alternativa alla psicoterapia svolta in studio e numerose ricerche dimostrano la sua efficacia. Tuttavia è importante ricordare che la psicoterapia online presenta anche dei limiti rispetto alla modalità in presenza presso lo studio del professionista:
- Rapporto terapeutico: nella terapia a distanza mancano elementi come l’incontro fisico, l’interazione, la gestione del tempo e altri aspetti che limitano un adeguato rapporto terapeutico, indispensabile per il buon andamento della terapia;
- Efficacia: nonostante numerosi studi dimostrino l’efficacia della terapia online, quest’ultima sembrerebbe avere un’efficacia ridotta rispetto a quella fisica, con un numero di ricadute nel tempo maggiore, e in alcuni casi potrebbe rivelarsi addirittura controproducente alla risoluzione del disturbo;
- Ambiente sicuro: per svolgere una terapia online efficace è indispensabile disporre di un ambiente confortevole e riservato, tale da garantire lo svolgimento delle sedute nel rispetto della privacy e non sempre questo presupposto può essere percorribile;
- Connessione online: è importante disporre di un’adeguata connessione internet che permetta di svolgere i colloqui senza interferenze e rallentamenti, causa della diminuzione di qualità degli interventi terapeutici;
A fronte di quanto esposto sopra, dovrebbe essere scelto un intervento terapeutico a distanza solo qualora vi siano fattori che impediscono di recarsi fisicamente presso lo studio del professionista.
Inoltre, per il buon funzionamento della terapia, il professionista deve valutare attentamente la possibile presa in carico del paziente, considerando la compatibilità del disturbo presentato con la modalità di trattamento online. Nello specifico, deve tenere in considerazione le caratteristiche cliniche e la gravità del disturbo, le risorse del paziente e la sua sicurezza durante il trattamento.
Lo psicologo è tenuto al segreto professionale?
Sì, infatti l’Art. 11 del Codice Deontologico degli Psicologi cita “Lo psicologo è strettamente tenuto al segreto professionale. Pertanto non rivela notizie, fatti o informazioni apprese in ragione del suo rapporto professionale, né informa circa le prestazioni professionali effettuate o programmate, a meno che non ricorrano le ipotesi previste dai seguenti articoli”.
Ci sono però alcune specifiche situazioni in cui lo Psicologo può derogare all’obbligo del segreto professionale, come affermato dai seguenti articoli del Codice Deontologico:
Art.12 - Testimonianza
“Lo psicologo si astiene dal rendere sommarie informazioni o testimonianza su quanto conosciuto per ragione della propria professione.
Lo psicologo può derogare all’obbligo del segreto professionale in presenza di un valido e dimostrabile consenso della persona destinataria della prestazione. Valuta, comunque, l’opportunità di fare uso di tale consenso, considerando preminente la tutela psicologica della persona destinataria della prestazione.
In assenza del consenso della persona destinataria della prestazione e salvi i casi in cui ha l’obbligo di riferirne all’autorità giudiziaria, lo psicologo deve astenersi dal rendere informazioni, e in caso di testimonianza deve rimettersi alla motivata decisione del Giudice”.
Art.13 - Casi di referto o denuncia o deroga alla riservatezza
“Nel caso di obbligo di referto o di obbligo di denuncia, lo psicologo limita a quanto strettamente necessario all’adempimento di tale obbligo, il riferimento di quanto appreso in ragione del proprio rapporto professionale, ai fini della tutela psicologica della persona.
Negli altri casi, valuta con attenzione la necessità di derogare totalmente o parzialmente alla propria doverosa riservatezza qualora si prospettino gravi pericoli per la vita o per la salute psicofisica della persona e/o di terzi”.
Art. 14 – Interventi professionali su gruppi
“Nel caso di intervento su o attraverso gruppi, lo psicologo ha il compito di informare, nella fase iniziale, circa le regole che governano tale intervento.
Deve altresì impegnare, quando necessario, le persone componenti del gruppo al rispetto del diritto di ciascuna alla riservatezza”.
Art. 15 – Collaborazioni interprofessionali e condivisione delle informazioni
"Nel caso di collaborazione con altre figure professionali parimenti tenute al segreto, lo psicologo, previo consenso della persona destinataria della prestazione, può condividere soltanto le informazioni strettamente necessarie in relazione al tipo di collaborazione”.
Quali sono le differenze tra Psicologo, Psichiatra e Psicoterapeuta?
Le figure dello Psicologo, dello Psichiatra e dello Psicoterapeuta possono essere facilmente confuse. In realtà, esistono specifiche differenze che distinguono tra loro questi professionisti.
Lo Psicologo è un professionista della salute che ha conseguito la laurea magistrale in Psicologia, si è abilitato all’esercizio della professione grazie al superamento dell’esame di stato e in seguito si è iscritto all’albo professionale regionale. Lo Psicologo attua interventi di prevenzione, diagnosi, abilitazione-riabilitazione, sostegno alla persona, sperimentazione, ricerca, didattica. Non lavora sul sintomo e sui disturbi psichici in quanto non possiede le competenze, che può però acquisire attraverso un percorso di specializzazione in psicoterapia della durata di almeno quattro anni. Inoltre lo Psicologo non può prescrivere farmaci poiché non è un medico.
Lo Psichiatra è un medico, poiché ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia e successivamente si è specializzato in Psichiatria. Lo Psichiatra interviene sui problemi emotivi attraverso terapie farmacologiche volte a ristabilire l’equilibrio chimico del cervello.
Lo Psicoterapeuta può essere sia uno psicologo che uno psichiatra, che hanno frequentato un percorso di studi e di tirocinio pratico di almeno quattro anni presso una scuola di specializzazione di psicoterapia riconosciuta dal MIUR.
Grazie al percorso di specializzazione, lo Psicoterapeuta possiede le competenze e gli strumenti per svolgere psicoterapia, un tipo di intervento che tratta i disturbi psicopatologici e che agisce sugli aspetti cognitivi, emotivi, comportamentali e relazionali attraverso varie tecniche che hanno lo scopo di aiutare il paziente a gestire le proprie problematiche ottenendo cambiamenti duraturi nel tempo e pervasivi nella sua vita.
Quando rivolgersi allo psicologo e quando allo psichiatra?
Quando lo stato di malessere che si vive non comporta una vera e propria sintomatologia e non è riconducibile ad uno specifico disturbo, può essere utile rivolgersi inizialmente ad uno psicologo che possa valutare la natura del problema presentato e dare indicazioni sul tipo di percorso da intraprendere (supporto psicologico, psicoterapia, terapia farmacologica).
Quando invece il malessere sperimentato presenta sintomi di varia intensità, che impattano negativamente sulla vita del paziente, e si configura come un disturbo specifico, la psicoterapia e/o la consulenza psichiatrica possono rappresentare le strade più indicate.
Queste due figure possono lavorare in sintonia senza escludersi a vicenda. Psicoterapeuta e Psichiatra, pur con competenze ed interventi diversi, lavorano per raggiungere un obiettivo comune: ristabilire l'equilibrio psicologico e fisiologico del paziente. La psicoterapia infatti lavora sui meccanismi cognitivi, emotivi e comportamentali che causano e mantengono il problema, mentre la terapia farmacologica aiuta ad alleviare la sofferenza emotiva del paziente e agevolare quindi il lavoro in psicoterapia.
Dove sono
Piazza Trento e trieste 2, Bologna